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La chetoacidosi

La chetoacidosi si verifica quando le cellule non riescono a sintetizzare il glucosio come fonte di energia a causa di condizioni sottostanti, e quindi l'organismo inizia a bruciare i grassi. Questo provoca la formazione dei corpi chetonici, sostanze che sono dannose per il corpo umano. La chetoacidosi potrebbe far comparire sintomi quali nausea, dolori addominali, vomito, alito acetonemico. Se si sospetta questa condizione, potrebbe essere necessario ricercare la presenza di chetoni nel sangue, utilizzando le apposite strisce reattive. Il medico potrebbe avvantaggiarsi nell'essere informato della quantità di chetoni presenti nel sangue dell'assistito.

Che cos'è la chetoacidosi diabetica?
La chetoacidosi diabetica è una grave complicanza metabolica del diabete, soprattutto del diabete di tipo 1, più raramente del diabete di tipo 2. La chetoacidosi è dovuta alla mancanza assoluta dell'ormone insulina. Alla sua comparsa concorrono tre condizioni concomitanti: l'iperglicemia (elevati valori di glucosio nel sangue), la chetonemia (accumulo di corpi chetonici nel sangue), la chetonuria (accumulo di corpi chetonici nelle urine) e l'acidosi metabolica accompagnate da disidratazione. Rappresenta spesso la manifestazione d'esordio del diabete di tipo 1.
In assenza dell'ormone insulina, il glucosio (che rappresenta la principale fonte energetica del nostro organismo) non riesce ad entrare nelle cellule e quindi non può essere utilizzato. Al suo posto le cellule si adattano ad utilizzare soprattutto acidi grassi. Bruciando gli acidi grassi, si formano sostanze di scarto chiamate chetoni o corpi chetonici che si accumulano nel sangue (chetonemia). I corpi chetonici sono acidi non volatili, difficilmente eliminabili, che tendono ad acidificare il sangue (acidosi metabolica) abbassandone il pH.

Chetoacidosi e chetosi sono sinonimi?
In realtà no. La chetosi è una situazione simile ma molto meno grave rispetto alla chetoacidosi. La chetosi si verifica nei soggetti (bambini e adulti) che seguono una dieta particolarmente povera di carboidrati o che digiunano per un lungo periodo di tempo.

Perchè è utile la misurazione dei chetoni?
Le persone diabetiche in chetoacidosi, non producendo insulina, non riescono a regolare la sintesi di corpi chetonici, che diviene senza controllo; inoltre, in seguito all'incapacità di far entrare glucosio nelle cellule (attività svolta normalmente dall'insulina), i diabetici si ritrovano nel paradosso di produrre un eccesso di corpi chetonici in condizioni di iperglicemia, che come nel più vizioso dei circoli viene ulteriormente alimentata dalla secrezione di ormoni iperglicemizzanti come il glucagone e altri. In caso di chetoacidosi, la persona diabetica può avere scarso appetito e poco voglia di assumere cibo: ciò può indurla a pensare che sia meglio diminuire la dose di insulina; nulla di più sbagliato, per prevenire la chetoacidosi diabetica, è invece importante intensificare i controlli della glicemia ed adeguare lo schema terapeutico secondo quanto consigliato dal diabetologo. Il test per i chetoni può essere usato nei pazienti con diabete tipo I per monitorare prematuramente la chetoacidosi. Il test per i chetoni di solito viene fatto con campioni di sangue.

Il test per i chetoni di solito viene fatto:

  • Quando il glucosio nel sangue è più alto di 240 mg/dL
  • Durante patologie quali polmoniti, scompenso cardiaco o infarto
  • In presenza di nausea o vomito
  • Durante la gravidanza

Come si cura la chetoacidosi?
Il trattamento della chetoacidosi diabetica viene eseguito in ospedale e prevede in genere:

  • una terapia reidratante (somministrazione intravenosa di fluidi) e supplementazione di sali minerali (potassio, bicarbonato e fosfato) per risolvere la disidratazione;
  • la terapia con insulina che è essenziale per normalizzare i valori della glicemia, sopprimere la lipolisi (degradazione dei grassi) e la chetogenesi (sintesi dei corpi chetonici);
  • esami di laboratorio per monitorare la situazione;
  • eventuale terapia antibiotica in caso sia presente un'infezione (per es una polmonite o un'infezione delle vie urinarie), che spesso rappresenta un fattore aggravante; lo stress che ne deriva, infatti, aumenta la secrezione di ormoni iperglicemizzanti come il cortisolo e le catecolamine.

E' fondamentale in questo senso che la persona diabetica sia sensibilizzata a valutare spesso e regolarmente i propri valori di glicemia, cercando di tenerli sotto controllo. Il medico dovrà anche insegnare al proprio paziente (e ai suoi familiari) a riconoscere i sintomi più precoci di iperglicemia in modo da reagire tempestivamente e rivolgersi subito a un medico. La persona diabetica che soffre di picchi iperglicemici dovrebbe essere costante nel controllare periodicamente i chetoni nel sangue con l'apposito misuratore.

Fonti